Evitare il ciuccio. Questo il monito alle mamme che molto spesso, invece, ricorrono al succhiotto sin dai primi mesi di vita del bambino. Per certi versi il ciuccio rappresenta un “alleato” della mamma, che lo utilizza come rimedio per tranquillizzare il bambino quando non può consolarlo in altro modo, ma la sua suzione prolungata, per motivi diversi, può causare problemi.

A confermarlo, diverse ricerche scientifiche che di fatto scoraggiano l’utilizzo del succhiotto, non ultima quella inglese del 1998: Pacifier Use and Morbidity in the First Six Months of Life(“Uso del ciuccio e morbosità nei primi sei mesi di vita“), condotta dal team di studio ALSPAC  in collaborazione con l’unità di Epidemiologia Pediatrica e Perinatale e l’Institute of Child Health, Royal Hospital for Sick Children di Bristol e pubblicata sulla rivista Pediatrics. Le madri di 10.950 bambini hanno fornito attraverso questionari auto compilati, informazioni sull’uso del ciuccio per il loro bambino a 4 settimane e 6 mesi di età, riferendo circa la presenza di sintomi specifici per la salute.
Secondo questo studio, l’uso del ciuccio è stato associato significativamente con un rischio maggiore di sintomi quali dispnea, mal d’orecchi, vomito, febbre, diarrea e coliche, giungendo così alla conclusione che “sebbene esistano differenze significative nel rischio di sperimentare sintomi per salute tra i diversi bambini che fanno o meno uso del ciuccio, è necessario scoraggiare l’utilizzo del ciuccio”.

Sempre sulla prestigiosa rivista Pediatrics una ricerca condotta da due professori di pediatria dell’Università finlandese di Oulu, ha rilevato i rischi che l’utilizzo del ciuccio comporterebbe per la salute del bambino, facilitando otite media acuta (Vai allo studio). I ricercatori hanno eseguito a una controprova confrontando un gruppo di bambini abituati all’uso del ciuccio con altri che, invece, non lo avevano mai utilizzato. I dati emersi sono sorprendenti: i piccoli che non utilizzano il succhiotto hanno il 33 per cento di possibilità in meno di contrarre l’otite anche se una riduzione la si ottiene anche privando il bambino dell’amata tettarella durante le ore del sonno.

Sul tema ciucci e tettarelle è già intervenuta, su Tuttosteopatia.it, l’osteopata Francesca Falivache in un’intervista  del 26 ottobre 2010 senza mezzi termini li ha definiti una vera e propria “truffa” a scapito dei bebè, responsabili di innescare un meccanismo che “intercetta la suzione”.

“E’ solo un espediente per consolare il bambino – spiegato l’osteopata  – che se allattato al seno non ha bisogno di tettarelle e, anzi, le respinge”.

Biberon e ciucci quindi possono essere alla base di fenomeni come la respirazione invertita (posizione della lingua in avanti e non verso l’alto come dovrebbe essere) e, laddove ci fossero casi di restringimento del palato, non aiuterebbero di certo la condizione. “E’ un luogo comune – ha detto la dott.ssa  Faliva – quello che addita la suzione del dito come causa del restringimento del palato che, in molti casi, è un fenomeno preesistente e congenito ma che l’utilizzo del ciuccio di certo non facilita. In questi casi esiste già una contrazione che il bambino cerca di aiutare utilizzando il dito”.

Tra le ricerche scientifiche a sfavore di ciucci e tettarelle, segnaliamo anche quella condotta dall’Università di Washington e guidata dalla dott.ssa Clarita Barbosa su un campione di 128 bambini fino a 5 anni di Punta Arenas (Patagonia), Chile, che ha rilevato la possibilità di una relazione causale tra l’uso del ciuccio e problemi di linguaggio quali sigmatismo e balbuzie (vai allo studio).
La ricerca, pubblicata su BMC Pediatrics evidenzia che si tratterebbe di un’eventualità tre volte più probabile rispetto ai bambini che abbandonano il ciuccio prima.

Articolo di: Massimo Valente – Tuttosteopatia