Pertuzumab e afibercept. Sono questi i due farmaci oncologici all’attenzione della popolazione in questi giorni perché, autorizzati dall’Aifa il 27 maggio scorso quindi disponibili in farmacia ma a totale carico del paziente. Sei mila euro il primo, usato contro i carcinomi della mammella, e poi 3mila ogni tre settimane, 4mila euro il secondo ogni tre settimane.
Come mai si è arrivati a questo?
Il decreto Balduzzi, di recente entrata in vigore, in base al quale subito dopo l’approvazione dell’Ema e prima dell’accordo sul prezzo all’Aifa che può durare fino a sei mesi, i farmaci possono essere messi in vendita ma in fascia C, quindi a pagamento del paziente dopo prescrizione.
Visto il costo dei medicinali in questione, riservata a pochi e che probabilmente aprirà contenziosi con le strutture del Ssn per i rimborsi a livello regionale. Per l’ex ministro la situazione nell’ottica del paziente non è cambiata granché: «Dobbiamo ricordare che una volta, in attesa della determinazione del costo del farmaco, il prodotto in Italia non era disponibile e molti se lo andavano a comprare all’estero.
La possibilità di comprarlo in Italia» aggiunge Balduzzi «era comunque stata richiesta dai pazienti. Quindi per chi non può permetterselo non cambia niente rispetto a prima». Non è dello stesso avviso il presidente Cipomo Giampiero Fasola che sottolinea come la notizia lasci «interdetti» e come si tratti di una violazione «dei principi fondanti del nostro Sistema sanitario nazionale, forse l’unico servizio pubblico italiano in grado di competere, in termini di efficacia ed esiti, con quello di altri paesi occidentali avanzati».
Gli oncologi di Cipomo sono comunque pronti a trovare soluzioni, «non è però accettabile che non si riesca a mettere mano con decisione alla spesa pubblica futile, negli ambiti che tutti gli organi di stampa da anni segnalano, e si proceda con decisioni che rischiano di colpire i malati oncologici». Parla di «finta risposta della politica» invece Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato. «La norma stabilita dal decreto Balduzzi aggira un problema formalmente ma non nella sostanza. A tutto danno del paziente. Il problema vero» spiega Aceti «è la velocizzazione dell’iter di approvazione e autorizzazione che andrebbe il più possibile semplificato.
Andrebbe, perciò, garantita l’immediata disponibilità del farmaco, soprattutto per patologie così gravi, rendendolo da subito a carico del Ssn. E per le questioni di prezzo se la veda lo Stato con l’industria» aggiunge. «La notizia è molto preoccupante e non vorremmo fosse la prima di una lunga serie» conclude Aceti.