Contro la sciatica il bisturi non serve

L’intervento chirurgico non dà  risultati

superiori alle altre terapie

I malati di sciatica che guardano all’intervento chirurgico come all’“arma finale” in grado di risolvere tutti i loro problemi, si rassegnino: non è così. Anzi: l’operazione non porta a risultati superiori alle altre terapie conosciute. Lo ha dimostrato un maxi studio statunitense sugli effetti della chirurgia usata per trattare pazienti afflitti da questo dolore, che si irradia lungo il nervo sciatico e coinvolge schiena, gluteo e gamba, causato dalla compressione delle radici nervose da parte del disco intervertebrale.
Secondo la ricerca, condotta da James Wainstein della Darthmouth Medical School e pubblicata sul “Journal of American Medicine” (Jama), il dolore e la funzionalità fisica dei pazienti afflitti da sciatica migliora significativamente dopo due anni, indipendentemente dal fatto che si siano sottoposti o meno all’intervento chirurgico. In pratica, chi non se la sente di affrontare i rischi di un’operazione, può optare per un periodo di “attesa e osservazione”.
Nella ricerca sono stati osservati 472 pazienti in media di 42 anni, trattati in 13 centri specialistici di 11 stati americani. I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi – uno trattato col bisturi, l’altro sottoposto a terapie non invasive – e seguiti per due anni. Fra le cure non invasive c’erano lezioni di postura terapia, terapie fisiche o antidolorifici. Alla fine tutti hanno mostrato un miglioramento dei sintomi dolorosi e della funzionalità motoria, senza differenze significative tra quelli per cui si era fatto ricorso al bisturi e quelli invece ai quali si era praticato un approccio “dolce”. Inoltre il 4% dei malati operati si è dovuto sottoporre a un nuovo intervento, a un anno di distanza.

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